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Editoriale Arco n. 6/2023

LA CAPACITÀ DI ASCOLTARSI

La società frenetica in cui viviamo, l’aspettativa del risultato che deve arrivare subito, la sensazione di dover essere sempre e comunque all’apice della propria efficienza sono tra le cause della nostra poca capacità di ascoltarci. Per ascoltarsi è infatti necessario fermarsi, prendersi un momento, cancellare qualsiasi pensiero legato all’azione, alla contingenza, all’ansia da risultato, per entrare profondamente in contatto con ciò che proviamo, a livello fisico e psicologico. Nello sport la pratica dell’ascoltare se stessi è indispensabile per ottimizzare gli sforzi ed ottenere il nostro miglior risultato possibile. È anche in quest’ottica che vi invitiamo a leggere gli articoli dei nostri esperti e tecnici, che anche su questo numero forniscono consigli su come migliorare le proprie performance e su come vivere con soddisfazione i momenti che costellano la nostra esperienza arcieristica. Per mettere in pratica i loro suggerimenti, per comprendere, ad esempio, come posizionare il braccio dell’arco (in Arco olimpico, a pag. 18) dobbiamo essere capaci, innanzitutto, di sentire il nostro corpo e ascoltarlo, così come per fronteggiare il nostro avversario in gara (nella rubrica Psicologia, a pag. 46) dobbiamo essere capaci di comprendere le nostre debolezze, riconoscere le nostre attitudini negative sul nascere e mettere in atto i meccanismi per neutralizzarle. Se avessimo la possibilità di essere nella mente dei grandi campioni, assisteremmo probabilmente ad una rappresentazione magistrale della capacità di ascolto delle sensazioni fisiche, dei pensieri, delle emozioni. Nessun campione, infatti, arriva ignaro di questo meccanismo al podio: l’affinamento della capacità di ascoltarsi è parte integrante del suo percorso, in ogni fase, dall’allenamento alla gara. Proprio il tiro con l’arco, nel quale l’arciere è solo con il bersaglio e con il suo arco, nel quale i momenti di pausa e concentrazione scandiscono il gesto arcieristico, è ideale per imparare ad ascoltarsi e percepirsi in maniera più profonda. Si tratta di un piccolo grande dono che ci fa questo sport, un dono di cui possiamo fare tesoro e che può supportarci anche al di fuori del campo di gara, nella nostra quotidianità e nella nostra vita.

Valeria Bellagamba

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