CACCIA & TIRO n. 3/2025

Il numero di marzo, come consuetudine vuole, apre un’esaustiva finestra informativa sui prodotti che le aziende specializzate realizzano nello specifico per la caccia di selezione. Una pratica che fa della tecnica e della pazienza gli ingredienti principali. Tecnica e pratica che hanno segnato anche il percorso decennale di Fondazione Una: attraverso le proprie iniziative ad ampio raggio infatti unisce il mondo venatorio con quello agricolo, accademico, scientifico e ambientalista per raccontare la caccia attraverso le sue tradizioni, così da renderla finalmente una risorsa fondamentale per il patrimonio naturalistico e ambientale del nostro Paese. E a proposito di tradizioni, quella di fornire, attraverso le nostre pagine, una panoramica di date ed eventi che, nel corso della stagione agonistica Fitav, coinvolgeranno gli impianti tiravolistici di tutte le regioni italiane e tutte le discipline, olimpiche e non olimpiche. L’attività sportiva entra più che mai nel vivo, accendendo i riflettori anche sul Progetto “La Fitav adotta la scuola”, che si inserisce nel solco del suo “predecessore” C.a.r.e. (Cultura, autocontrollo, regole, emozioni), con la finalità di avvicinare nuovi atleti e atlete al tiro a volo, promuovendone la conoscenza e la pratica negli Istituti superiori di 2° grado. Sport federale con i suoi Campionati e Gran Premi che dà risalto, come nel caso della Fidasc a specialità coinvolgenti, solo per citarne alcune, come l’english sporting e il tiro con l’arco. Ma siamo solo all’inizio della stagione, per cui avremo ancora molto da raccontare e raccontarvi…

Sommario

PRIMO PIANO – di Valeria Bellagamba

CACCIA

NEWS – a cura della Redazione

SPECIALE SELEZIONE
Le proposte dal mercato per la selezione – di Daniele Ubaldi

ATTUALITÀ
I primi dieci anni di Fondazione Una – di Jacopo Foti

GESTIONE
Per un autentico recupero della starna – di Roberto Mazzoni Della Stella

CULTURA
Il quattro canne del Passatore – di Roberto Aguzzoni

TIRO SPORTIVO

COACHING
Fuga per la vittoria – di Giorgio Fabris

DISCIPLINE
Compak & sporting: linee guida – di Riccardo Monzoni

INSERTO FITAV

LINEA DI TIRO – di Luciano Rossi

ATTIVITÀ FEDERALE
Consiglio federale: novità e riconferme – di Michelangelo Lombardi

STAGIONE AGONISTICA
Tutta l’Italia del tiro a volo – di Massimiliano Naldoni

L’INTERVISTA
Luigi Lodde “Il mio skeet dell’oggi e del domani” – di M.N.

AVVIAMENTO ALLO SPORT
La Fitav adotta la Scuola – di Francesca Domenichini

ASSOCIAZIONI SPORTIVE
Gli eventi clou nell’agenda del Concaverde – di F.D.

PREPARAZIONE FISICA
Allenamento al femminile: come e perché – di Fabio Partigiani

ASSOCIAZIONI SPORTIVE
Il Tav La Torre torna a giocare il suo poker d’assi – di M.L.

INSERTO FIDASC – a cura dell’Ufficio Stampa Fidasc

A CACCIA DI SPORT – di Felice Buglione

ATTIVITÀ FEDERALE
Eos 2025: Fidasc presente!

ENGLISH SPORTING
Stagione al via con il 1° Gp di english sporting

TIRO CON L’ARCO
Una gara amichevole nel segno Fidasc

TIRO A SEGNO

STAGIONE INTERNAZIONALE
Sulle linee di tiro della H&N Cup – a cura dell’Ufficio Stampa Uits 

Editoriale

Gli animali, letica e lestetica

Se la società fosse più consapevole che alcuni comportamenti etici sottendono ragioni estetiche, utilitaristiche e culturali, si potrebbero evitare molte polemiche, diventando più pragmatici ed efficaci nella tutela del mondo animale.

Nella nostra epoca e in vari ambiti l’etica è spesso chiamata in causa e l’aggettivo “etico” è molto usato anche quando si parla di ambiente, dove è utilizzato al fianco di altri, come “responsabile”, “ecocompatibile” ecc… Per “etico” intendiamo, nell’accezione comunemente usata, un comportamento che è conforme a ciò che viene ritenuto giusto e corretto in un determinato contesto, per semplificare, un buon comportamento.

Etica ed estetica sono due concetti che frequentemente sono messi in contrapposizione. È convinzione comune, ad esempio, che fermarsi all’apparenza, alla bellezza esteriore, non sia un comportamento etico. Tale convinzione, se estremizzata e distorta, porta addirittura a considerare che dove ci sia bellezza ci sia, giocoforza, anche superficialità. Questa è solo una delle interazioni possibili, tra due ambiti ben distinti e solo in apparenza contrapposti. Quando essi interagiscono con maggiore profondità nella realtà, ben distanti dalle pagine di filosofia o dai saggi degli accademici, le cose infatti vanno diversamente.

In molte culture, tra cui la nostra, l’estetica influenza l’etica, o meglio, l’esperienza del bello e del piacere influenza il nostro giudizio nel definire quale sia il comportamento corretto da tenere, cosa sia buono, giusto. Essere consapevoli di questo potrebbe aiutare la società a meglio interpretare la realtà e a non cadere in facili illusioni o strumentalizzazioni, ad esempio su tematiche legate al nostro rapporto con la natura e con gli animali. Anche il modo in cui approcciamo il mondo animale, infatti, ha a che fare con l’estetica, intesa come esperienza del bello e del piacere: ad alcuni animali esteticamente più gradevoli, come cani e gatti, oggi attribuiamo lo status di animali da compagnia, ad altri, come mucche o polli, lo status di specie destinate all’alimentazione umana. Tra questi due estremi ci sono ovviamente tutte le sfumature e sappiamo che in alcuni casi l’animale d’affezione è anche utile allo svolgimento di attività pratiche, come ad esempio il cane da caccia o altri cani da lavoro. A questa differenza di status che noi attribuiamo agli animali segue ovviamente anche uno specifico comportamento nei confronti di queste specie, un diverso approccio etico. Tutto questo accade in svariate parti del mondo, con differenze anche sostanziali che, ad esempio, portano a trasalire il viaggiatore che vede come in alcune culture gli animali che lui considera d’affezione siano destinati all’alimentazione e viceversa. Questo viaggiatore si scandalizza, a causa della discrepanza tra la sua etica e quella dell’altro. A questo punto, più che la tolleranza, dovrebbe intervenire una forma di consapevolezza: ciò che noi consideriamo etico non sempre rispecchia il bene assoluto e può capitare che un comportamento venga considerato etico perché conveniente e utile a un determinato gruppo di persone, pur presentando delle contraddizioni.

Se questa consapevolezza fosse più radicata, probabilmente si eviterebbero tante polemiche sugli animali e anche sull’attività venatoria. Essere consapevoli delle nostre “contraddizioni” e dei nostri limiti, quando ci rapportiamo al mondo animale, significa anche essere maggiormente capaci di salvaguardare gli animali, facendo sì che a livello collettivo, oltre che politico, i temi legati alla tutela degli animali – da quelli di affezione a quelli di allevamento o selvatici – possano essere affrontati con meno infingimenti, con più pragmaticità ed efficacia.

Il cittadino che si sdegna perché alla Tv gli mostrano che viene abbattuto un orso o un cervo, magari mentre porta alla bocca un succulento boccone di pollo allevato in batteria, è vittima di un grande autoinganno: le sue ragioni non sono etiche, ma estetiche, non sono “buone”, ma “belle”. E forse non c’è nulla di male, forse anche quello stesso sdegnarsi rappresenta in sé un’esperienza estetica e di piacere. Ma la salvaguardia degli animali, quella vera, è un’altra cosa.

Valeria Bellagamba

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Sito

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