IL CACCIATORE ITALIANO n. 2/2024

Sommario

EDITORIALE

APPUNTAMENTI ISTITUZIONALI
Tutti uniti per la caccia – a cura della Redazione

PRIMO PIANO
UNCZA, i miei primi 60 anni – di J.F.

CONVEGNI
Fra realtà e ideologia – di Matteo Brogi

UFFICIO STUDI E RICERCHE
Le priorità che chiediamo al Governo – di Michele Sorrenti

PESTE SUINA
Caccia, risorsa insostituibile – a cura dell’Ufficio Studi e Ricerche FIdC

TESSERAMENTO
Vivi al massimo la tua caccia – di L.A. in collaborazione con Marsh

AGONISMO CINOFILO
Passione segugi – di Luigi Vitale
Sant’Uberto: siamo quelli da battere – di Jacopo Foti

AGONISMO TIRO A VOLO
Le nostre manifestazioni – a cura della Commissione Sportiva FIdC

BALISTICA
Piombo sì, piombo no, piombo forse – di Gianluca Garolini

SPECIALE APERTURA
Uno sguardo in armeria – di Jacopo Foti

SPECIALE ACCESSORI
Per cacciatori a 2 e 4 gambe – di Francesco Falco

L’ESPERTO RISPONDE
Vaccini, i consigli del veterinario – di Angelo Gresia

LE RUBRICHE

CUCINA – Il carniere in tavola – di Anita Stogbuchner

LA VETRINA DEL CACCIATORE – a cura della Redazione

Editoriale

Perché lo facciamo

Quando penso alle mie giornate mi rendo conto che sono caratterizzate da un impegno continuo, teso ad affrontare tanti aspetti dell’attività venatoria che, pur avendo ricadute importanti su questa, poco hanno a che vedere con i motivi che mi hanno spinto a diventare cacciatore.

Riunioni a Tavoli tecnici e Commissioni, confronti con Istituzioni a tutti i livelli, ricorsi messi in piedi spesso in modo squisitamente surrettizio dalle più svariate associazioni anticaccia; le grandi questioni del piombo, della PSA, dell’aviaria; i rapporti con le altre organizzazioni, dagli agricoltori agli ambientalisti, le problematiche gestionali…

Ero e sono consapevole che la posizione al vertice della prima e più rappresentativa associazione venatoria in Italia – e questo riguarda anche i miei “colleghi” a qualsiasi livello, della nostra come delle altre Associazioni, ai quali si richiede ormai una professionalità e una preparazione sempre più alta – prevede tutto questo e non ha rappresentato una sorpresa. Noto però che sempre più speso anche il “semplice” cacciatore sembra avvertire la nostra passione quasi come un fardello di problemi e complicazioni invece che fonte di serenità e svago. Mi viene allora facile capire chi incontrandomi mi interpella affermando “Presidente, io sono stanco, questo è l’ultimo anno e poi lascio”.

Attenzione: capisco, ma non condivido. E questo è quello che ripeto a tutti. La caccia non è questa. La caccia è altro, molto più di burocrazia e complicazioni. La caccia è quella febbre che ci prende quando sentiamo nell’aria il mutare della stagione, quando la sera andiamo a letto con l’entusiasmo di un ragazzo pensando a come sarà l’alba dell’indomani. È la gioia profonda che proviamo a calcare il terreno ripercorrendo le orme dei nostri cani; il cuore che salta in petto all’esplodere della canizza; i brividi lungo la schiena a vedere un branco di anatre che curano gli stampi, di colombacci che credono al gioco o al trillo della nostra batteria di richiami. È la gioia di incontrare amici che attraverso la caccia sono diventati cari come fratelli; è quella malinconia sottile, bella anche se fa male, al pensiero di come vorremmo poter raccontare la nostra giornata a chi ci ha preceduto e fatto il grande dono di passarci questa incredibile voglia di essere cacciatori, per descrivergli l’emozione per quel tiro di stoccata o magari, perché no, la delusione per una padella.

Questa è la caccia. Questo è quello che amiamo e ci tiene vivi e insieme. Il resto, sciolto il cane, caricato il fucile, sistemato l’ultimo richiamo… sono solo pensieri da dimenticare. La caccia siamo noi e come la sentiamo e la sappiamo raccontare e trasmettere.

Facciamolo bene, viviamola appieno, sempre. Nei campi e nelle colline, in montagna e nelle lagune, ma anche sul posto di lavoro e in mezzo alla gente. Facciamo vedere che la caccia e i cacciatori non sono ciò che raccontano i nostri avversari e quello a cui vorrebbero ridurla.

Dimostriamo a chi vorrebbe farci smettere che le difficoltà non fiaccano i cacciatori, ma li temprano. Dunque, non diamo a chi ci avversa questa soddisfazione e rimaniamo compatti, per noi e per tutti quelli che con noi condividono questa passione continuando ad andare a caccia – come diceva il grande Bruno Modugno – “alla faccia di chi ci vuol male”.

Con questo pensiero, con questo invito, andiamo a iniziare la nuova stagione. E facciamo sì che come quella che l’ha preceduta e quelle che la seguiranno, sia una delle ragioni della nostra vita.

Massimo Buconi